sexta-feira, 2 de outubro de 2009

Quì sono nato.




Cittadina di Sulmona (circa 25000 abitanti), che sorge ad un'altezza di 400 metri sopra il livello del mare, è il centro più importante della Valle della Peligna, distesa divide i Parchi Nazionali dell'Abruzzo e della Majella.
Tuttavia, nonostante la sua splendida posizione geografica, Sulmona deve senza dubbio il suo fascino alla sua ricchissima tradizione storica. Già città natale del poeta latino Ovidio, l'autore delle Metamorfosi, di ben due papi, Celestino V e Innocenzo VII, del letterato Giuseppe Capogrossi, la legenda vuole che le sue origini siano addirittura legate ad uno dei compagni di Enea. Home › Folklore › Dialetto di Sulmona
Dialetto di Sulmona
Molti Sulmonesi, specialmente i più anziani, parlano ancora il dialetto, ma è un dialetto che sta sempre più perdendo la sua essenza secolare, italianizzandosi sia per l'accresciuta scolarizzazione delle masse, sia per l' influenza dei moderni mezzi di comunicazione.Per non parlare di quei genitori, che pur essendo cresciuti in famiglie dove si parlava il dialetto, ora addirittura avversano eventuali conversazioni dialettali in famiglia con i loro figli.A tal proposito vale ciò che ha detto lo scrittore siciliano Ignazio Buttitta, da Bagheria, secondo il quale chi disprezza il dialetto "sputa sulle mammelle che lo hanno allattato".D'altro canto mettersi a capo di una crociata, sarebbe qualcosa di anacronistico in un periodo in cui si parla di Unione Europea.Ma quanto meno si potrebbe contribuire, con voi visitatori, a rinverdire la memoria storica di Sulmona: ogni contributo è il benvenuto, ognuno può dire la sua, chi per raccontare un semplice aneddoto, chi per farci conoscere un nuovo soprannome o un temine dialettale non più in voga, oppure raccontare le storie dette "davanti al camino", insomma tutto ciò che può aiutare a non far morire la cultura dei nostri "tatoni e mammuccia".Se tra qualche decennio qualcuno dirà ancora: "te ricurde chela vota alloche ?", almeno ci sarà ancora qualcosa da richiamare alla memoria con nostalgia.
› Alcune regole del dialetto sulmonese
In generale si troncano i nomi propri di persona. Es.: "Nicò!" (Nicola), "Giovà!Giuvà" (Giovanni);
Alcune vocali finali (non accentate) in "-e" (Es.: "la notte, la febbre"), si trasformano in una "-e" non ben distinta, quasi sfumata.Anche le finali "-che, -cche, -ca, -cca, -co, -cco", tendono a non far sentire la "-e", la "-a" e l'"-o", sfumadole in una "-e", non ben distinta;
Le vocali finali (non accentate) in "-a, -o" (Es,: "forno, Sulmona") tendono a non farsi sentire, sfumando in una "-e", non ben distinta;
Davanti ai pronomi e nomi di persona (comuni o propri), quando sono complemento oggetto si usa la preposizione "a".Es.: "Conosce a te, chiama allu miedeche, beata a te!", che stanno per "Conosco a te, chiama al medico, beato a te!". Tipiche espressioni dell'italiano parlato nell'Italia centro meridonale;

E' radicata la pronuncia con "-b" e "-g" raddoppiate. Es.: "subbete, cugginme", che stanno per "subito, cugino";
E' di uso comune "mò" per "ora" e "stare" nel senso di "essere presente, trovarsi, non ci sta, non c'è";
E' tipico collocare il possessivo dopo il sostantivo. Es.: "la casa mè, lu cappotte tè", che stanno per "la casa mia, il cappotto tuo";
Gli aggettivi possessivi richiedono la presenza dell'articolo determinativo. (Es.: "mia moglie" diventa "la moja mè")
Si usa" tenere" al posto di "avere" nelle espressioni come "tienghe' fame, tienghe fridde" , che stanno per "tengo fame, tengo freddo";
Nei dittonghi "-ie" ed "-uo" sono accentate la "e" e la "o". Es.: "siero" diventa "siére", "vecchio" diventa "viécchie'", "petto" diventa "piétte", e "buono" diventa "buòne";
Tendenzialmente le consonanti di gruppo seguono la stessa sorte che hanno negli altri dialetti del mezzogiorno d'Italia, così "quando" diventa "quanne", "mandare" diventa "mannà", "sindaco" diventa "sindache";
Nel dialetto sulmonese manca il futuro. Per tradurre ad esempio la frase "Io lavorerò" si usa l'ausiliare "tienghe" o "atienghe", traducendo quindi la frase in questa maniera "Ji atienghe (tienghe) fatià".
Passato remoto e passato prossimo sono uguali: le frasi "Io fui bocciato" e "Io sono stato bocciato" si traducono entrambi in "Ji sò state bucciate".

Verbi
Verbo Essere -AVERE

Io sono
Ji sò
Io ho
Ji tienghe
Tu sei
Tu scì
Tu hai
Tu tè
Egli è
Iss è
Egli ha
Iss tè
Noi siamo
Nu semme
Noi abbiamo
Nu t'nemme
Voi siete
Vu sete
Voi avete
Vu t'nete
Essi sono
Lore sò
Essi hanno
Lore tienne
› Articoli
Determinativo
Indeterminativo
il
lu
un
nu
lo
lu
uno
nu
la
la
una
na
i
i
un'
n'
gli
i'


le
le


l'
l'


gl'
i'



Aggettivi Possessivi
Singolare
Plurale
mio, mia
lu mè
miei, mie
i mè
tuo, tua
lu tè
tuoi, tue
i tè
suo, sua
lu sè
suoi, sue
i sè
nostro, nostra
lu nuostre
nostri, nostre
i nuostre
vostro, vostra
lu vuostre
vostri, vostre
i vuostre
loro
lu lore
loro
i lore
Aggettivi dimostrativi
Singolare
Plurale
questo, questa
quiste, cheste
questi, queste
chiste, cheste
quello, quella
quile, chela
quei, quelle,quegli
chiji, chele
stesso, stessa
lu stesse, la stesse
stessi, stesse
i stesse, le stesse
altro, altra
n'atre, n'atra
altri, altre
i'atre

Principali pronomi ed espressioni interrogative
Perchè ?
P'rchè ?
Quando ?
Quanne?
Dove ?
Andò
Chi ?
Chè ?
Che cosa ?
Che cose ?
Quale ?
Quale ?
Quanti ?
Quante ?
C'è' ?
Ce stà ?
Ci sono ?
Ce stanne ?
Come ti chiami ?
Ma te chiame ?http://www.smpe.it/folklore/dialettosu.asp
CANZONE TIPICA
La Fija mè" di Anonimo -
Testo Dialettale

E quanne la fija mè faceve le ssagneli sclucche se sendea alla muntagne e core della mamma, e della mamma sè,massera vè la bbanda e se la porta la fija mè.E quanne la fija mè faceve lu sughe,l'addore se sendea a Sante Luche e core della mamma, e della mamma sè,massera vè la bbanda e se la porta la fija mè.E quanne la fija mè jeve alla Messeli giuvene jevene tutt'appresse a esse e core della mamma, e della mamma sè, massera vè la bbanda e se la porta la fija mè.E quanne la fija mè faceve l'amore li bace se li deve a core a core e core della mamma, e della mamma sè,massera vè la bbanda e se la porta la fija mè.
TESTO ITALIANO
Quando la figlia mia faceva le lasagnegli schiocchi si sentivano alla montagnae cuore della mamma, e della mamma sua,stasera viene la banda e si porta la figlia mia.Quando la figlia mia faceva il sugol'odore si sentiva a San Lucae cuore della mamma, e della mamma sua,stasera viene la banda e si porta la figlia mia.Quando la figlia mia si recava a Messai giovanotti andavano appresso a leie cuore della mamma, e della mamma sua,stasera viene la banda e si porta la figlia mia.Quando la figlia mia faceva l'amorei baci se li dava a cuore a cuoree cuore della mamma, e della mamma sua,stasera viene la banda e si porta la figlia mia.

"Tutte li fundanelle" di Anonimo -
Testo Dialettale

Tutte li fundanelle se sò seccatepovere amore mé more de sete.Trummalaririlà, l'amor'è bbelle,trummalaririlà, 'vviva 'll'amor!Amore, mi té sete, mi té sete.Dov'elle l'acque che mi si purtate?Trummalaririlà, l'amor'è bbelle,trummalaririlà, 'vviva 'll'amor!T'aje purtate 'na giara de crete'nghe ddu' catene d'ore 'ngatenate.Trummalaririlà, l'amor'è bbelle,trummalaririlà, 'vviva 'll'amor!
TESTO ITALIANO
Tutte le fontanelle si sono seccate povero amore mio muore di sete.Trummalaririlà, l'amore è bello,Trummalaririlà, evviva l'amor!Amore, ho sete, ho sete. Dov'e' l'acqua che mi hai portato?Trummalaririlà, l'amore è bello,Trummalaririlà, evviva l'amor! Ti ho portato una giara di cretacon due catene d'oro incatenate.Trummalaririlà, l'amore è bello,Trummalaririlà, evviva l'amor!

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